Ho letto la provocatoria proposta rivolta alle aziende discografiche da parte di Ernesto Assante, su Repubblica.it: ridateci il vinile! La crisi dell’industria discografica è fisiologica, com’ è stato per l’industria manifatturiera, tessile…. ma non per questo si sono fatti passi indietro. La musica si scarica dalla rete, è inevitabile, come lo sarà in futuro sempre più per il cinema e per l’editoria. Gli acquisti saranno sempre più on-line, per strada non dovranno più circolare camion carichi di quotidiani, riviste, cd, dvd, basta! Anch’io ho adorato il vinile, il design dei grammofoni, sono figlio dei mangiadischi anni 70 e non sono schiavo della tecnologia, non mi farei mai “tumefare” musica nelle orecchie con degli stetoscopici auricolari. Esistono i musei dove è possibile custodirne ed illustrarne la fascinazione. Della crisi dell’industria discografica non può farsi carico la collettività, intanto molti cd continuano a costare 15-20 euro…. Chi è causa del suo mal pianga se stesso.
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